lunedì 24 gennaio 2011

I 10 top trends 2010

Passione tricot e suggestioni anni ‘50, stylesetters from the road e nuove icone fashion, cobranding inattesi e nostalgie handmade: le 10 tendenze che ricorderemo dell’autunno/inverno 2010

La fine dell’anno, si sa, è tempo di bilanci. Una sana dose di riflessione è d’obbligo per chi, come noi, vive la moda con passione, curiosità e spirito critico. E anche se le nuove collezioni primavera/estate 2011 hanno già fatto capolino tanto nelle catene cheap quanto nelle boutiques delle grandi maisons, scatenando sogni di abitini neo-bon ton e sandali rétro, vale la pena soffermarsi sui fenomeni che più hanno caratterizzato il 2010: una panoramica sui trend che hanno reso l’anno appena trascorso un’intensa avventura estetica, ma anche uno sguardo alle novità che hanno profondamente cambiato il fashion system negli ultimi dodici mesi. tra tradizione e innovazione: la riscoperta dei grandi classici della moda come il cappotto cammello e le stampe animalier ha convissuto con la la (sorprendente) comparsa di nuovi canoni estetici off-beat, la valorizzazione dell’artigianalità si è accompagnata ad importanti sfide editoriali e imprenditoriali online, la haute couture ha stretto un fruttuoso patto con il fast fashion.
Una retrospettiva attraverso parole e immagini.


1. Il ritorno degli anni ‘60, ovvero il trionfo di Mad Men
Una serie pluripremiata ormai cult, curatissima nelle scenografie e nella ricostruzione del lifestyle Sixties, osannata dalle fashion victims più esigenti come dalla più severa critica cinematografica (leggi Cahiers du Cinéma), fonte di ispirazione per moda, design e comunicazione. Atmosfere spesso torbide e oscure vicende personali sullo sfondo dell’emancipazione femminile e di uno spietato razzismo raccontano luci e ombre della società americana dei primi anni ‘60, attraverso la storia di Don Draper e dei pubblicitari più cinici di Manhattan, quelli dell’agenzia Sterling Cooper. Con quel twist raffinato, carismatico, bon ton che ha permesso a Mad Men di conquistare rapidamente stilisti e grande pubblico, lasciando un’impronta inconfondibile nelle collezioni haute e street dell’autunno/inverno 2010/2011: twin set, chemisier con cinturina in vita, gonne tulipano, pantaloni a sigaretta e décolletées tacco medio hanno caratterizzato tanto le proposte della haute couture come Prada e Louis Vuitton quanto i key looks dei marchi cheap, uno su tutti Banana Republic. Un successo che va ben oltre abiti e accessori e si impone anche nella comunicazione e nel design: mentre l’algida e bellissima January Jones viene scelta come testimonial per la collezione primavera/estate 2011 di Versace, l’azienda inglese Bank Furniture vende online mobili artigianali dalle linee Sixties.


2. Bellezze imperfette: il bisturi è out
Basta sfogliare una rivista di moda per intercettare una (contro)tendenza che ha contagiato il fashion system nel 2010: l’imperfezione. Brand quali Sisley, Miu Miu, Calvin Klein e Lancôme (solo per citarne alcuni) hanno infatti puntato su modelle che sfoggiano orgogliose un sorriso decisamente off-beat, caratterizzato dal diastema, ovvero la separazione degli incisivi superiori. A lungo coperto o corretto da protesi e apparecchi, il diastema si libera oggi di bisturi e fotoritocco per diventare un simbolo di autenticità, personalità, originalità. A volte, anche di ribellione: ne è un esempio la campagna pubblicitaria del marchio americano Hudson, dove Georgia May Jagger ostenta la fessura tra gli incisivi in un’atmosfera a dir poco dirty. Altre volte, l’imperfezione si integra perfettamente con un’allure raffinata: è il caso della campagna di Prada per la fragranza Infusion d’Iris, dalla chiara ispirazione chic venata di sensualità. A confermare il fascino del sorriso controcorrente ci sono anche Anna Paquin e Lara Stone, due tra le sex icons più richieste del momento.


3. Back to basics: artigianale è meglio
Il ritorno alle origini è uno dei grandi fenomeni degli anni 2000: cultura della genuinità, politiche aziendali green e valorizzazione della dimensione locale hanno interessato tutti i settori dell’economia e della società, dall’enogastronomia al turismo. La moda non si è sottratta a questa tendenza: se il vintage si è ormai affermato come un binario parallelo e autonomo rispetto al cambiamento stagionale di gusti ed esigenze, in un’opposizione che ricalca quella tra stile e moda, non si può negare come il fashion system abbia saputo coniugare la ricerca della novità glocal con la riscoperta dell’handmade. Tanto nei tessuti quanto nel packaging, per promuovere sia le lavorazioni local sia il made in Italy. Va in questa direzione la nuova etichetta creata da Prada, Made in, che promuove realtà manifatturiere locali attraverso abiti e accessori, indicandone sull’etichetta la provenienza geografica: Scozia, Perù, India e Giappone, ma anche Milano, alla ricerca di un mix di qualità e originalità. Il mondo della profumeria e del maquillage seguono prontamente il passo: il dilagare del trucco minerale fa pendant con la nascita di fragranze esclusive, che riscoprono il fascino del minimalismo. Un esempio? Eau Duelle di Dyptique: un viaggio dove le spezie orientali incontrano aromi boisé, racchiuso in un flacone minimalista con qualche velleità bucolica.


4. Il trend setter della porta accanto: fashion bloggers e campagne on the road
Tutto comincia nel lontano 2005 con The Sartorialist, quando Scott Schuman decide di abbandonare la professione di buyer e aprire un blog dove postare foto e commenti sui look più interessanti visti per strada. Da allora, il fashion blog invade la Rete fino a scalare le vette del sistema moda: se dal 2009 blogger influenti quali Tommy Ton di Bryanboy.com e Garance Doré ottengono un posto in prima fila alle sfilate accanto ad Anna Wintour, nel 2010 si moltiplicano le iniziative dedicate ai web trendsetters. Tezenis lancia su Blogspot il progetto The fashion blogger lifestyle, che racconta con video e immagini la quotidianità delle blogger più in vista, mentre MgMagazine.it lancia un nuovo portale online che unisce moda, arte e web e vede il coinvolgimento di Veronica Ferraro (The fashion fruit), Valentina Fradegrada (Coop Style) e Nathalie Maggiori (My floor is red), le tre blogger italiane del momento. E se la strada diventa una fucina di tendenze sempre più rilevante, i grandi marchi non possono ignorarlo: Benetton capta la tendenza e apre le porte del suo megastore milanese per la campagna Benetton Live Window, dove è il semplice passante appassionato di moda a diventare protagonista.


5. In the mood for design: le celebrities diventano stylists
Se è vero che la passione per lo street fashion porta alla ribalta la creatività dei profani della moda, non si può negare l’influenza che le it-girls continuano ad avere sul fashion system. Un’influenza che quest’anno si spinge fino alla collaborazione artistica. Un esempio su tutti è quello di Kate Moss, che rinnova il sodalizio con Longchamp e disegna una linea di bags dal tocco vintage-chic che accostano stampe animalier a rosso, grigio e blu metallico.  Si lancia nel fashion design anche Alexa Chung, il cui stile hip-Brit conquista Madewell e dà vita ad abitini bon ton e romantici cappotti da abbinare a giacche e accessori vintage. Una tendenza in voga già da alcuni anni, se si pensa al marchio Twenty8Twelve fondato da Sienna Miller con la sorella stylist Savannah, o al successo delle collezioni di Victoria Beckham, ma che nel 2010 raggiunge un pubblico più ampio grazie alla portabilità e i prezzi più accessibili delle proposte.


6. Cheap and chic: la Haute Couture sposa il fast fashion
Le fashion victims più appassionate ricorderanno il 2010 come l’anno del cobranding tra Lanvin e H&M. Un’attesa a dir poco trepidante e uno straordinario successo di pubblico per un’iniziativa dove il tocco raffinato della griffe francese, tra le più raffinate e sofisticate dell’Alta Moda, si unisce al pensiero low cost del colosso svedese. Il risultato è una capsule collection di 77 pezzi unici che portano ai fashionisti di tutte le tasche il taglio ricercato e burlesque di Alber Elbaz, direttore artistico della maison: tubini con maniche balloon, abitini monospalla arricchiti da tulle, pizzi e merletti da associare a scarpe e accessori dal twist eccentrico. Curiosa la campagna di lancio: democratica sfilata-evento all’Hotel Pierre di New York, dove i vip hanno dovuto lottare per prendere posto in prima fila, e brioches e cappuccini caldi per i modaioli in coda davanti ai negozi di Milano il 23 novembre, primo giorno di vendita della collezione.
Se già marchi di rilievo quali Jimmy Choo e Roberto Cavalli avevano collaborato con H&M, è con Lanvin che la catena svedese afferma il trend del lusso accessibile. Un fenomeno destinato a ripetersi: Valentino ha appena firmato una special collection per Gap, mentre numerosi e autorevoli fashion blog internazionali sussurrano che Tom Ford sarà il prossimo stylist d’eccezione per H&M.


7. Cosy and warm: il knitwear conquista il 2010
Ogni anno le basse temperature pongono alle fashion victim una questione spinosa: come essere chic nonostante il grande freddo? Se Carrie Bradshaw può evitare il gelo invernale avvolgendosi in caldissime pellicce e muovendosi in taxy, le incombenze quotidiane costringono le donne in carne e ossa a dimenticare i propri abiti più belli infagottandosi in pullover o giacconi spesso antiestetici. Le collezioni autunno/inverno 2010 risolvono egregiamente il problema di coniugare l’esigenza di un tiepido confort al desiderio di essere sempre glamourous, facendo della maglia un capo caldissimo, versatile ed elegante: tanto nella Haute couture quanto nel prêt-à-porter, il knitwear diventa sinonimo di uno stile confortevole e decisamente sensuale. Ai bianchi abitini romantici di Chanel e i maglioni firmati Dior impreziositi di nastri d’avorio, i marchi più cheap rispondono con una grande varietà di capi e accessori in maglia: dal cardigan oversize al maglione-abito di lana, passando per morbide sciarpe monocromatiche o mélange. Perfetti con tubini o gonne a vita alta, comodi stivali bassi o eleganti décolletées, trendy con shopping bag capienti o sfiziose clutch bag.


8. Hey babe, take a walk on the wild side: le stampe animalier
Tartaruga, zebrato, cavallino: l’animalier appare nel 2010 su borse, maglioni, abiti e cappotti, addirittura pantaloni e leggings. Molti i nomi che riportano in vita un cult evergreen: Kate Moss sceglie lo zebrato per molte bags della sua linea esclusiva per Longchamp, Richmond e Blumarine puntano su fantasie pitonate e leopardate per le sensuali modelle delle campagne pubblicitarie, Dolce & Gabbano abbinano l’animal print a stampati differenti (uno su tutti, il pois) nello stesso look. Non può mancare Cavalli, che per il 40esimo anniversario del marchio veste Gisele Bündchen di un audace motivo felino. Tanti anche gli accessori che ripropongono texture animalier venate di tocchi rétro, come gli occhiali tartaruga di Fendi Fashion e i foulard camouflage di Louis Vuitton. La passione animalier si spinge fino all’ecopelliccia: il marchio OVS Industry propone un giacchino maculato, ottimo su comodi jeans o sexy stivali alla coscia. Un trend destinato a durare, viste le anticipazioni delle collezioni primavera/estate 2011.


9. La moda chiama, il cinema risponde: registi di prestigio firmano la campagna Lady Dior
Il 2010 è un anno glorioso per il sodalizio tra moda e cinema. È soprattutto Dior a segnare una svolta di rilievo nella stretta relazione che, da sempre, il fashion system intrattiene con la Settima Arte: se già nel 2008 Sofia Coppola dirige lo spot per la nuova fragranza Miss Dior Chérie, nel 2010 si chiude l’iniziativa a dir poco ambiziosa che l’importante maison francese ha voluto per il lancio della hand bag Lady Dior, ispirata al motivo architettonico della Tour Eiffel. Il progetto si chiama Dior Cinematic Campaign e presenta quattro short movie in cui l’acclamatissima icona fashion Marion Cotillard posa per alcuni grandi nomi del cinema internazionale: Olivier Dahan in The Lady Noire Affair, Jonas Akerlund in Lady Rouge, David Lynch in Lady Blue e infine John Cameron Mitchell in Lady Grey. Quattro colori e quattro città per raccontare la donna Dior: enigmatica come Londra, esuberante come New York, onirica come Shangai, affascinante come Parigi. Quattro piccoli capolavori di arte, musica e fotografia per un marchio inconfondibile, sinonimo di un’eleganza senza pari.


10. Tra lusso e burlesque: la seduzione veste pizzo
Abiti, accessori o semplici dettagli: nel 2010 il pizzo è l’arma di seduzione per eccellenza. Protagonista assoluto per la collezione autunno/inverno di Givenchy, disegnata da Riccardo Tisci, che in pizzo realizza 10 preziosissimi abiti dalle suggestioni barocche ma anche accessori che propongono abbinamenti audaci, come il guanto-pochette dove il pizzo incontra pelle e ricami di paillettes. Più spiritosa la proposta del burlesque, stile (ri)portato alla ribalta dall’icona trend Dita von Teese: completini, bustier e collant ricamati nell’intimo di Intimissimi, Tezenis e La Perla per un erotismo sfrenato, giocoso, irriverente. Ma il pizzo è anche per tutti i giorni, in versione cheap o chic: come per i mini-dress e le clutch bag di Zara, i coprispalle di H&M, le T-shirt di Red Valentino e i tronchetto di D&G.

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